Il tema dei figli potrebbe, in apparenza, non riguardare tutti.
Infatti non tutti sono genitori. In realtà è diverso.
In primo luogo perché ognuno di noi è figlio
e in quanto tale ognuno di noi ha la propria esperienza
che non è affatto comune e anzi è personalissima.
Poi ci sono i figli dei fratelli, dei cugini, degli amici
i figli del partner, che frequentiamo regolarmente
e anche i figli dei vicini di casa, dei colleghi e molti altri.
Certo, in questo caso non siamo noi a crescerli,
ma magari abbiamo fatto crescere un progetto o un’idea
e anche quelli sono figli, non di sangue,
ma di passione, impegno, dedizione e amore,
gli stessi elementi necessari per la crescita di un figlio in carne e ossa.
E questo basta per meditare.
Portati nel tuo spazio interiore utilizzando il respiro,
quando sarai centrato riprendi a leggere e inizia a meditare
leggendo con attenzione e con il cuore
questo famoso brano del poeta Khalil Gibran
“I vostri figli non sono figli vostri.
Sono i figli e le figlie del desiderio che la vita ha di sé stessa.
Essi non provengono da voi, ma attraverso di voi.
E sebbene stiano con voi, non vi appartengono.
Potete dar loro tutto il vostro amore, ma non i vostri pensieri.
Perché essi hanno i propri pensieri.
Potete offrire dimora ai loro corpi, ma non alle loro anime.
Perché le loro anime abitano la casa del domani,
che voi non potete visitare, neppure nei vostri sogni.
Potete sforzarvi di essere simili a loro,
ma non cercare di renderli simili a voi.
Perché la vita non torna indietro e non si ferma a ieri.
Voi siete gli archi dai quali i vostri figli,
come frecce viventi, sono scoccati.
L’Arciere vede il bersaglio sul percorso dell’infinito
e con la Sua forza vi piega affinché le Sue frecce vadano veloci e lontane.
Lasciatevi piegare con gioia dalla mano dell’Arciere.
Poiché così come ama la freccia che scocca,
così Egli ama anche l’arco che sta saldo.”
Cosa suscita in te, nell’immediato, questo brano?
Ascoltati.
Prendi coscienza di quello che si muove dentro di te.
Ora pensa a te come figlio e ascoltati di nuovo.
Come sono stati i tuoi genitori?
Quanto sei stato scoccato lontano e veloce? Ascolta.
Ascolta e non giudicare, ma osserva ciò che è stato
Ciò che hanno potuto fare, con i loro mezzi.
Ci sono archi nuovi e potenti, ideali per una giovane freccia;
ci sono archi carichi del peso degli anni, che hanno poca potenza
ma in ogni caso fanno del loro meglio quando vengono tesi,
così come la freccia fa del proprio meglio per arrivare lontano.
Ringrazia l’arco che ti ha scoccato
E se non era esattamente come avresti voluto che fosse,
ugualmente ringrazialo per quel che ha potuto fare.
Ora pensa a te come genitore.
Se non sei genitore puoi parafrasare
e riferirti a te stesso come generatore di un progetto.
Come ti relazioni con tuo figlio?
Pensalo innanzitutto interiormente, ascolta quel che provi.
Prenditi il tempo necessario.
Ora pensa a come comunichi con lui. Ascoltati.
Se il “figlio” è un progetto, pensa a come agisci.
Ora considera queste parole
“non provengono da voi, ma attraverso di voi”
Tu sei il genitore/generatore, hai messo tutto te stesso
e hai dato vita al figlio e al progetto,
li hai cresciuti, curati e amati, ciononostante non ti appartengono.
“Potete dar loro tutto il vostro amore, ma non i vostri pensieri.
Perché essi hanno i propri pensieri”.
I bambini hanno straordinarie capacità di pensiero
e atalvolta più che insegnare loro,
sarebbe utile ascoltarli con grande attenzione.
Anche i progetti hanno i loro “pensieri”
sono costituiti dalle persone che li compongono
dai collaboratori, dai clienti, dai fornitori,
da tutti coloro che ci mettono la propria energia
e a volte prendono vita propria e decollano
tanto grande è l’impulso che hanno ricevuto.
Anche i figli ricevono impulsi, suggerimenti, idee,
poi si esprimono secondo il proprio sentire e la propria vitalità.
Il tuo compito è di prendere bene la mira verso il bersaglio
e di lasciarli andare, perché svolgano la loro opera,
supportati dalla tua guida, ma guidati dalla propria ispirazione.
Fermati un momento e pensa ai tuoi figli (o progetti)
osserva le loro esperienze e ciò che hanno imparato
da quelli che tu consideri errori, come ad esempio
una bocciatura, amici difficili, elementi di disturbo
chiediti quanto tutto ciò li abbia fatti crescere;
e considera seriamente quanto sei stato capace
di rimanere loro accanto, di lasciarli sperimentare
e di offrire loro un supporto accogliente
nel momento della difficoltà e della disfatta
perché s potessero rialzare e ricominciare.
(tu che ragioni in termini di progetto fai lo stesso).
Chiediti quanto, nella tua giovinezza, tu sia cresciuto
in situazioni analoghe a quelle dei tuoi figli;
come si erano comportati con te i tuoi genitori?
Erano stati un supporto valido? No?
Puoi prendere esempio dal buon supporto e fare lo stesso;
al contrario, puoi sapere esattamente cosa non fare
qualora tu non abbia ricevuto il sostegno che desideravi.
I tuoi figli non ti appartengono, sono figli del Mondo.
Hai scelto di generarli, di guidarli e di amarli.
Vivono la propria vita, seguono la loro strada
eppure ci saranno sempre, soprattutto se tu ci sarai
per accoglierli e sostenerli con amorevole fermezza.
Avranno il piacere di incontrarti e di passare del tempo con te
perché sanno che tu sei l’arco,
forse stanco, ma sempre saggio e disponibile.
Patrizia Manuela Rottigni