UN PENSIERO PER TE – 23 luglio - Meditazioni quotidiane - Giorno 204 - UNA PASSEGGIATA – LA MONTAG
- Patrizia Manuela Rottigni
- 22 lug 2017
- Tempo di lettura: 4 min

Sei seduto sulla seggiola e trovi una posizione comoda
con i piedi poggiati a terra e le mani sulle cosce;
l’addome e i polmoni si contraggono e si espandono ritmicamente.
La colonna vertebrale è distesa e autosostenuta
come una colonna di perle luminose, in perfetto equilibrio una sopra l’altra
non sono i muscoli a sostenerti, ma le perle, la muscolatura della schiena è rilassata.
Il respiro esce
il respiro entra
Sei comodo con te stesso e con la tua posizione
Pronto a muoverti interiormente
Il respiro esce
il respiro entra
Dal luogo nel quale ti trovi ti incammini interiormente
verso uno spazio che si trova davanti a te
cammini e osservi il paesaggio
ascolti le sensazioni che genera in te mentre ti guardi attorno.
Ovunque tu sia, di fronte a te c’è una piccola salita
che ti impedisce di vedere cosa ci sia dietro.
Cammini fino in cima e quando arrivi ti fermi un attimo a osservare.
Di fronte a te l’imponente paesaggio delle montagne
che si delineano poco distanti, alte, massicce e potenti.
La parte bassa delle montagne è coltivata,
sui pendii molto ripidi osservi grandi prati, alberi, orti,
talvolta file di vigneti, qua e là animali al pascolo.
Tutto questo ha a che fare con il lavoro dell’uomo
e l’utilizzo di ciò che la natura offre con generosità.
Il colore predominante è il verde dei prati e degli alberi,
soprattutto conifere rigogliose e ben delineate.
La vegetazione non riesce a stabilirsi in quota
così la montagna mostra le sue rocce
in tutta la loro maestosità.
Ne osservi il colore e resti estasiato.
Esistono rocce molto chiare, quasi bianche,
altre tipicamente grigie e altre ancora rosa,
passando attraverso tutte le sfumature tra questi colori.
Sulle cime più alte scorgi la neve, che d’estate si ritira sui ghiacciai
mentre d’inverno scende fino alla base dei monti
e rende quasi uniforme il colore della montagna
altrimenti così ricco e variegato.
Lo sguardo riprende a scorrere libero e curioso
e si sofferma su un sentiero sul fronte più ampio
che porta abbastanza in quota, in un luogo non visibile al momento.
Ti cattura il desiderio di salire in quota
e ti incammini sul sentiero che conduce sin là
lasciandoti inebriare dall’aria vivace della montagna,
dal colore intenso del cielo e dal grido dei rapaci che volano sopra di te.
Nella prima parte del sentiero attraversi un grande prato,
poi un pascolo dall’erba intensa, ricca
dove le mucche ruminano con determinazione,
continui a salire e attraversi una cascatella estiva,
che d’inverno diventerà ghiaccio e d’autunno sarà potente;
giochi con i suoi spruzzi mentre costeggi il fianco per non bagnarti
e continui a salire superando la zona con la terra
e raggiungendo la fiancata di roccia con sentieri di ghiaione.
La salita si fa più ripida e intensa, il fiato è corto, ma perseveri,
finché arrivi a una piccola cima che si apre di fronte a te
rivelando un laghetto alpino colmo di acqua invitante e azzurra,
la bellissima acqua del disgelo, contenuta dalle rocce a conca.
Le parti a erba sono più di quanto pensassi,
e quest’erba è diversa da quella incontrata prima
e piena di fiori alpini delicati e profumati
che le mucche e le capre mangiano con grande soddisfazione.
Raggiungi il piccolissimo lago, il sole è molto caldo
ma l’aria ha la gradevole temperatura dell’alta montagna;
ti sfili gli scarponi, i calzettoni e decidi di mettere i piedi a bagno e…
“mamma-mia-com’è-fredda-l’acqua-dei-laghetti-alpini”
ma resisti e pian piano il refrigerio si diffonde in tutto il corpo.
Ti sdrai sulla roccia e l’unica cosa che ti circonda è il cielo.
È di un azzurro così intenso che sembra quasi indaco,
non c’è una nuvola, ma ogni tanto un’aquila (o sarà un falco?)
passa sopra di te nel suo volo lento, circolare, possente
e lancia il suo grido, quasi come a darti un saluto, un omaggio.
Dopo un po’ osservi che qualcosa sta cadendo lieve dal cielo
e quando si avvicina scorgi una piuma che atterra davanti ai tuoi occhi,
dandoti la certezza che il rapace l’abbia lasciata cadere
nel momento stesso in cui ti ha salutato col suo grido.
Allunghi una mano e la sfiori, poi la raccogli,
è delicata ma solida, con colori che vanno dal beige-grigio- chiaro
al marrone intenso punteggiato a tratti di spruzzi dorati
e comprendi che può essere una piuma della coda
e che probabilmente appartiene a una giovane aquila.
Sei colpito da questo dono meraviglioso e riponi la piuma con grande cura
proteggendola prima di infilarla nello zaino,
poi guardi in alto, vedi il rapace e lo saluti con la mano
imitando il suo grido… a cui risponde.
Riprendi la via del ritorno, salutando il laghetto e le mucche
e mentre torni verso il punto di partenza
carezzi col pensiero il dono che hai ricevuto, un vero tesoro inaspettato.
Sai che la piuma d’aquila si può ricevere solo in dono
e mai la si può ottenere “prendendosela” in altro modo;
senti in te un grande senso di apertura e di espansione
che in un attimo ti riporta sulla cima appena visitata.
Sai che questo accadrà ogni volta che guarderai la piuma
e le preziose sensazioni provate oggi, rivivranno dentro di te
riportandoti tutta la loro potenza e maestosità.
Ti senti bene e provi gratitudine per le montagne e la cascatella,
per il laghetto e per le rocce e per la tua amica aquila,
alla quale dedichi un pensiero particolare di vicinanza e gratitudine;
lei è un potente e luminoso alleato che ti riporterà
le sensazioni vivaci e rinforzanti vissute con questa passeggiata.
Riprendi ora contatto con il tuo respiro e deglutisci consapevolmente.
Prenditi tutto il tempo che occorre per tornare alla realtà intorno a te.
Mantieni le sensazioni raccolte durante la meditazione
e quando apri gli occhi disegna subito la bellissima piuma
(e se lo desideri anche l’aquila che vola nel cielo e la montagna)
e descrivi su un foglio le sensazioni che ti dona.
Patrizia Manuela Rottigni