“Dalla sua cella lui vedeva solo il mare
ed una casa bianca in mezzo al blu
una donna si affacciava, Maria, è il nome che le dava lui”
Lucio Dalla, La casa in riva al mare, 1971
Rubare, uccidere, violare, frodare sono azioni contro natura
non ammissibili in una società di persone
dove l’onestà, l’amore, l’altruismo e la cooperazione
sono comportamenti che tutti vorrebbero incontrare.
La prigione è un luogo terribile, per quanto necessario,
che avrebbe lo scopo di correggere le cattive attitudini,
rieducare le persone per renderle in grado
di ritrovare un proprio spazio e un ruolo corretto
e reinserirsi all’interno della società con comportamenti adeguati.
Purtroppo il carcere promuove principalmente l’aspetto detentivo
a discapito di quello rieducativo, salvo rari casi e eccezioni
quando il carcerato mostra una spiccata volontà di trasformazione
e trova modo di farsi assistere nel suo processo evolutivo.
Andare a trovare le persone
quando sono recluse e si trovano in difficoltà
è una cosa bellissima e si rivela particolarmente utile
quando si offre all’altro una visione aperta
con contenuti di ampio respiro, assenti nell’ambiente penitenziario.
Quello che “portiamo” assume così un ruolo molto sfaccettato.
Da un lato il respiro del mondo esterno, della vita,
dall’altro la possibilità di confrontarsi con qualcuno che,
essendo fuori da quell’ambiente ristretto, sia in grado
di offrire una visione che tocchi aspetti elevati,
che raggiunga l’animo e gli offra la spinta
per tornare a sognare e a volare imparando, questa volta,
a agire su buone basi, in armonia con il rispetto dell’altro e della società.
Espira
Inspira
Portati al tuo centro
Controlla la postura del corpo
Trova il tuo spazio di ascolto interiore
e continua a utilizzare il respiro
per entrare sempre più profondamente in te.
Ora ascoltati
Cosa provi normalmente quando pensi a una persona
che è stata condannata e sta scontando una pena detentiva?
Di solito le emozioni sono complesse e contrastanti,
a differenza di quello che si prova verso una persona malata
e in ogni caso hanno tutte una frequenza energetica molto bassa
che spazia dalla paura al dispiacere, passando per la pena, il giudizio, ecc.
Individua quello che provi tu, trova la tua emozione dominante.
Sentila.
Senti la sua frequenza.
Senti come ti fa sentire.
Cosa ne diresti se ti dicessi che è proprio quello che prova il carcerato?
Non entriamo in disquisizioni del tipo “se sbagli devi pagare” oppure
“se lo è cercato” e anche “rispetta la legge e vedrai che non finisci là”.
Lasciando da parte gli irriducibili, le persone senza coscienza
e quelle che vivono pesanti deviazioni del senso di giustizia,
la gran parte dei condannati soffre profondamente
per numerosi motivi che vanno dal dolore al senso di perdita,
passando per la solitudine e l’isolamento,
inclusi la mancanza dei propri cari e di una vita corretta.
Il dolore che provano per avere sbagliato, il senso di fallimento
e il bisogno di riabilitazione, sono profondi e immensi.
Un occhio di riguardo poi va riservato alle persone
che non avevano intenzione di far male o che sono innocenti.
Cosa puoi fare per tutte queste persone?
Per prima cosa allontana i tuoi pregiudizi e considera che sono esseri umani
ricordati anche della nostra grande capacità che è la comprensione.
Ogni persona fa sempre la cosa migliora che ritiene di fare
utilizzando gli strumenti che ha a disposizione in quel momento;
anche se il comportamento è sbagliato, l’intenzione è sempre positiva.
Parti da questo presupposto fondamentale e osserva di nuovo le tue emozioni.
Si, è vero, sono cambiate.
Per questo ora puoi fare qualcosa per queste persone.
Come dici?
Non conosci nessuno che si trovi in un penitenziario?
Bene, è una grossa fortuna.
In ogni caso, che tu ne conosca o meno, puoi meditare
con la differenza che nel secondo caso, immaginerai un gruppo
nel quale non riconosci nessuno, ma sai bene dove si trova.
Una persona in carcere è scarica, è preoccupata, è spaventata.
Affetto, attenzione, rispetto, amore, pace, presenza, compassione
sono le stesse frequenze positive che si riservano ai malati
perché in fondo ciò di cui hanno bisogno è identico.
Quali sono le emozioni costruttive che puoi provare e donare loro?
Se vai in carcere a trovare qualcuno per motivi personali
o perché fai volontariato in questo ambito
puoi trasmettere quello che provi in modo diretto, vis-à-vis;
se lavori a distanza puoi inviare quello che provi con decisione
arriva ugualmente a destinazione con grande efficacia.
Ci sono molti altri sentimenti positivi oltre a quelli elencati sopra.
Scegline uno, uno che provi tu ora, per le persone in carcere
se non ti viene in mente niente scegli la pace o la trasformazione.
Sentine la frequenza.
Senti come ti fa sentire.
…bene, vero?
Certo, perché le frequenze alte hanno questo effetto, si alza l’umore
e come per magia ci si sente interiormente forti, attivi, vivaci.
Ecco, quando vai a trovare una persona rinchiusa in una casa di pena
queste sono le vibrazioni che hai bisogno di trovare in te
per poter credere, per trovare la spinta e cambiare, trasformarsi,
per credere di poter tornare a pieno titolo nella società,
per essere nuovamente degna – e adatta – nei riguardi del mondo.
Porta energia, porta forza, porta frequenze che aprono le porte
alla speranza, alla vita, alla fiducia e alla Guarigione,
una folata di vento fresco, frizzanti e sottili frequenze vibratorie alte.
Come sempre ti consiglio di fare l’allineamento (gg 281, 234 e altri)
mentre sei a casa o anche in macchina, prima di andare in carcere.
Tu starai bene e – protetto e nutrito dall’Energia Universale –
e offrirai al detenuto quel che gli occorre, di persona o a distanza.
Om Sai Ram
Patrizia Manuela Rottigni