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Patrizia Manuela Rottigni

UN PENSIERO PER TE – 22 novembre -  Meditazioni quotidiane - Giorno 326 - RITI DI PASSAGGIO -


I riti più conosciuti sono quelli connessi con la religione, il mito e la sfera del sacro.

Il rito porta attenzione e ritmo all’azione che si sta compiendo e spesso il rito porta in essere il senso dell’evento,

del mito, del passaggio. Tramite il rituale, che spesso viene compiuto all'interno di una celebrazione, di una festa,

i diversi componenti, le formule, le prove, le prescrizioni, prendono corpo e diventano norme per tutti i presenti.

Siamo abituati a affidare al rito i momenti salienti della nostra vita, per esempio la nascita e la morte dei nostri cari e, per noi stessi, il momento in cui raggiungiamo la pubertà, conseguiamo il diploma, ci sposiamo e così via.

La speranza è che il rituale funga da garante per il nostro futuro e ci aiuti a mantenere viva la nostra identità

all’interno del gruppo e della comunità.

Fai un profondo respiro

lascia andare le tensioni.

Mentre il respiro fluisce

inizia a sentire che ti rilassi.

Lascia che il corpo riposi nel respiro.

A ogni espirazione lascia uscire da te tutte le scorie

A ogni inspirazione fai entrare nuova energia.

Continua così fino a quando senti che il rilassamento

sta entrando in te e in ogni atomo del tuo corpo e del tuo cervello.

Il rituale attesta il cambiamento di una persona da uno stato a un altro.

Ora considera i cambiamenti della tua vita, i primi che ti ricordi

così come si presentano, senza cercarli troppo,

che riguardano un ciclo della tua vita e che hai vissuto con o senza rituale,

inclusi quelli già emersi durante la lettura delle prime righe.

Anche la psicoanalisi ha mostrato la presenza di una ritualità inconscia

in una vasta parte di comportamenti quotidiani,

a partire da quelli per la propria squadra del cuore

fino all’accertarsi di aver chiuso il gas,

che la porta sia ben chiusa uscendo di casa o dall’automobile.

Se cammini evitando di schiacciare le righe per gioco

o allacci le scarpe con cura, stai praticando rituali gioiosi e giocosi,

come fanno i tennisti quando battono a terra tre volte la pallina

l’importante è porre attenzione al confine tra gioco e problematica psicologica.

Ma torniamo ai riti di passaggio veri e propri

(e non angustiarti se eviti tutte le righe che incontri).

I principali riti di passaggio sono noti a ognuno di noi: i compleanni, le festività,

l’ingresso alla scuola materna, le promozioni alle scuole elementari,

medie, superiori, ognuna con il suo diploma e festeggiamento

e poi la maggiore età, l’università, il primo lavoro, la nuova casa

o il matrimonio, i figli e così via, inclusi agli avvenimenti biologici.

Fermati e ripensa a quali, tra questi, ti hanno fatto sentire molto bene.

Respira. Ricorda, è bello.

Ce ne stati di sgradevoli o deludenti? OK, succede.

Se è così non focalizzarti su questi, semplicemente lasciali andare.

Respirali fuori da te.

La crescita psicologica si caratterizza principalmente in famiglia,

a scuola, con le persone che si frequentano e con i mass-media.

Quali erano i tuoi amici da piccolo? E i mass media? Radio, TV, Stereo?

Cantavate le canzoni dello Zecchino d’oro o di San Remo,

tu e i tuoi amici guardavate la TV dei ragazzi?

Crescendo, gli interessi inziano a rivolgersi all’esterno e si manifestano

i primi rituali di gruppo, per l’accettazione e per evitare l’esclusione.

I cambiamenti più evidenti arrivano con la crescita delle reponsabilità e dell’età.

Puoi fare un breve escursus della tua vita e considerare quali e quanti amici sono cambiati

e con loro i modi di dire e di fare, e i rituali che caratterizzavano le diverse amicizie.

Anche i riti sociali sono numerosi, che si svolgano in privato o nel gruppo dei pari,

come lasciare la famiglia, il primo viaggio all’estero, ecc.

Come è stato quando è successo a te? Qual era il tuo viaggio?

Ci sono anche i riti di passaggio nello sport o nel mondo militare.

E non dimentichiamo quelli legati al mondo spirituale.

La prima meditazione “venuta bene”, in cui hai provato uno stato diverso,

l’incontro con un trainer importante per te o con un Maestro,

quel seminario così denso e ricco, che ti ha aiutato

a cambiare prospettiva su certi aspetti della tua vita.

I riti di passaggio ti aiutano a cresce e quasi sempre ti scaldano il cuore

soprattutto quando li rivivi dopo anni e ti sembra di essere ancora lì.

Prova gratitudine per te e per chi hai incontrato, per l’amicizia e l’amore

E persino per chi ti ha imposto riti che non hai amato

perché, a dispetto di tutto, anche quelli ti hanno caratterizzato,

fatto crescere e grazie a tutto ciò hai accresciuto la tua consapevolezza.

Esistono anche rituali molto lontani da noi per cultura e modalità.

In una tribù indiana canadese i giovani di entrambi i sessi

vengono allontanati dal resto della popolazione e messi in gabbia

con una dose di una sostanza altamente allucinogena

necessaria per dimenticare i ricordi d’infanzia e diventare adulti.

È un rito molto rischioso perché la sostanza è estremamente dannosa.

In un’isola del Pacifico i ragazzi di alcune tribù scalano una torre alta 30 metri,

si tuffano dalla torre con stringhe legate alle caviglie

e al termine devono toccare con le spalle e la testa il pavimento

Il rischio è legato al calcolo esatto della lunghezza delle stringhe.

Narra la leggenda che il giovane indiano Cherokee per diventare adulto

dovesse superare una prova molto dura; veniva portato nel cuore della foresta dal padre,

dopo che gli aveva messo una benda sugli occhi perché non potesse vedere.

Il ragazzo rimaneva seduto su un tronco d’albero tutta la notte.

Il giovane non poteva piangere né cercare aiuto.

Poi la luce del mattino gli sfiorava il viso e passava attraverso la benda

segnalando che la notte era finalmente trascorsa.

Superata la prova doveva fare voto di non parlarne,

poiché dirlo agli amici avrebbe rovinato il rituale degli altri,

dato che ogni ragazzo avrebbe attraversato il passaggio per diventare uomo.

Ognuno a modo proprio.

Chiudi gli occhi, respira, immagina di avere appena trascorso la notte

seduto sul tronco di un albero, nella foresta, con gli occhi bendati

proprio come se fossi un ragazzo Cerokee (fallo anche se sei una donna).

Immagina le sensazioni di paura o disagio che puoi aver provato

e comparali con quelli dei riti di iniziazione attraversati nella tua vita.

Cala la notte e sorge il sole, ti carezza il viso, filtra attraverso la benda.

Alza la benda e guardati attorno

Insieme a te c’è tuo padre (e se sei una donna c’è tua madre)

il tuo genitore è seduto sul tronco di fronte al tuo.

È rimasto tutta la notte accanto a te,

proteggendoti da ogni possibile pericolo.

Torna alla realtà oggettiva con calma.

Ora sei pronto a vivere con forza e con serenità la tua giornata.

Patrizia Manuela Rottigni


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