Seva è una parola sanscrita che indica il servizio disinteressato,
svolto senza aspettarsi una ricompensa o un risultato,
e viene praticato per il piacere di farlo, o per responsabilità,
o ancora per rendere più bello o migliore un luogo o un oggetto.
Quando parlo di servizio mi riferisco proprio a questo tipo di attività,
diversa dal servizio visto in modo convenzionale o come un obbligo.
Assume un significato profondo, contiene la capacità
di dare, di offrire un po’ di tempo e di energie per il gusto di farlo.
Del resto anche nella nostra lingua il significato di servizio assume,
tra le altre definizioni, un contenuto nobile e non costrittivo,
si parla infatti di “Essere, mettersi al servizio di qualcuno, di qualcosa,
dare piena disponibilità” e anche di “impegno senza riserve,
dedizione totale sempre in favore di qualcuno o qualcosa”.
Portati nel tuo spazio di meditazione
espira
inspira
segui il ritmo lento del respiro
quando espiri senti il calore che esce dal naso
quando inspiri senti l’aria fresca che tocca le narici
e rendi il tuo respiro sempre più calmo e profondo.
Lascia che il respiro agisca
e rilassi il tuo corpo, a partire dai piedi e dalle mani
su fino a toccare le anche e le spalle
per poi diffondersi in tutto il tronco,
fino alla testa, ai capelli, agli occhi…
Quando senti di essere calmo e in ascolto
riprendiamo a considerare il concetto di servizio.
Come sempre, valuta cosa significa per te
“mettersi al servizio, valutalo dal tuo punto di vista
e in tutte le sfaccettature che ritieni sensate.
Potremmo considerare il servizio come uno sforzo utile
o come attività umanitaria capaci di generare un buon risultato.
Infatti le persone impegnate in attività di volontariato sono molte,
e il servizio può essere fornito in tanti modi diversi,
un esempio semplice è il “pedibus”, attivo in molte città,
basato sull’intraprendenza e sull’attività di persone adulte
che “raccolgono” i bambini alle varie fermate e li accompagnano,
a piedi, da casa a scuola e viceversa, tutti i giorni.
È il classico servizio utile alla società, molto bello.
Ero a un corso di vela quando mi è stato spiegato
che tutti gli allievi avrebbero mangiato senza preoccuparsi
di apparecchiare, sparecchiare o dare una mano.
Liberi tutti.
Era impegnato un solo gruppo di servizio che stava in cucina
e faceva tutto quello che occorre per preparare i pasti
e portare il cibo in tavola mattina, pranzo e cena.
A rotazione, una volta alla settimana, toccava a tutti.
È un metodo che rende meno costosa la vacanza.
Non è umanitario, ma è sensato e lo fai con piacere,
anzi mentre pulivamo il pavimento della cucina
continuavamo a cantare una canzone vivace.
Quello di cui ci interessa occuparci è un altro aspetto,
mi riferisco alla prospettiva degli stati superiori di coscienza.
Usciamo dal concetto di sforzo umanitario,
per entrare nel criterio di via alla gioia e all’autorealizzazione.
Visto in questa ottica il servizio diventa un’opportunità
una modalità per crescere nella felicità e non più un dovere.
La prima volta che ho fatto Seva ero in India,
a Puttaparti, nell’Ashram di Sai Baba.
Si vive con pochissimo denaro, le srade sono pulite,
le mense, sia quella Europea che quelle indiane,
sono economiche, ben tenute e offrono buon cibo.
Non era obbligatorio, ma quando mi è stato chiesto
ho aderito volentieri al Seva con l’intento di restituire
quello che avevo ricevuto e agevolare altre persone.
Scelsi la cucina, sembra una mia strada “per il servizio”.
Così ho scoperto che esiste questo modo diverso di servire.
Non più solo con gioia e energia, ridendo e cantando,
ma in silenzio, con consapevolezza, con cura,
mettendo nel cibo che si prepara buone intenzioni,
oppure ripetendo mantra che rendono tutto migliore.
Servizio può anche essere qualcosa di più.
È ascoltare e agire in risposta a un richiamo
che ti permette di esprimere i doni che TU puoi offrire.
Questa chiamata non è utilitaristica, umanitaria o data da turni vari,
quindi non si basa sui bisogni dell’ego, che cerca gratificazione
e nemmeno sulle aspettative della società di cui fai parte in quel momento.
Il servizio più profondo viene dal tuo Sé Superiore, la tua parte sottile
che guida la tua evoluzione spirituale, il tuo Dharma.
Ti metti al servizio del mondo e ti accorgi che qualcosa cambia,
vivi una profonda espansione, vivi la gioia interiore
e lo fai perché senti di farlo, senza un perché,
senza uno scopo, una richiesta, un motivo o una risposta.
Sentilo dentro di te.
Porta la tua consapevolezza alla stessa frequenza di questa visione
e senti che puoi prestare servizio e renderti utile
con semplice disponibilità, secondo questa prospettiva.
Non preoccuparti del “come” e del “quando”,
la tua apertura interiore farà da richiamo
e saprai dentro di te come e quando è il momento giusto.
Namaste
Patrizia Manuela Rottigni